ll tè contiene, oltre alla caffeina (non chiamiamola teina….) anche teobromina, l’alcaloide tipico del cacao, e la teofillina. Sono tre alcaloidi molto simili e il processo, anzi i vari tipi di processi, di decaffeinizzazione li elimina tutti e tre. Quindi un tè senza caffeina non contiene neanche teobromina e teofillina.
La teobromina è l'alcaloide tipico del cacao. Si tratta quindi di una sostanza naturale, dotata di una blanda azione diuretica, cardiotonica e vasodilatatoria, soprattutto a livello coronarico; non a caso, dunque, veniva utilizzata come farmaco utile per combattere l'angina. I ben noti effetti stimolanti del cacao sono legati proprio alla presenza di teobromina (contenuta in misura del 2% circa), congiuntamente alla caffeina (0,6-0,8%). Di conseguenza, in una barretta al cioccolato fondente da 100 grammi, ritroviamo 600-1800 mg di teobromina e 20-60 mg di caffeina. Si tratta comunque di valori generali, che possono variare - anche considerevolmente - in relazione al tipo di semi, alle tecniche colturali e al processo di fermentazione a cui vengono sottoposti prima di essere torrefatti. Nel cioccolato al latte il contenuto in teobromina è ridotto (perché minore è la percentuale di cacao), mentre è praticamente nullo in quello bianco.
Piccole quantità di teobromina sono presenti anche nel the (nelle cui foglie essiccate è presente in percentuale pari allo 0,2%), nel guaranà, nella cola e nel mate. La teobromina è altresì ingrediente comune di alcuni integratori energetici e di certe creme per il trattamento della cellulite.
L'effetto stimolante sul sistema nervoso centrale è circa 10 volte inferiore rispetto a quello della caffeina; a dosi elevate, comunque, la teobromina può causare irrequietezza, tremori, ansietà, sudori, aritmie, perdita di appetito, nausea e vomito.
La teobromina, quando viene consumata in grandi quantità, è particolarmente tossica per i cani. In un esemplare da 10 kg, 200 grammi di cioccolato sono sufficienti per provocare vomito, diarrea, irrequietezza, tremori muscolari, respirazione affannosa e convulsioni, fino alla morte nei casi più gravi; in particolare, la dose letale è di 330 mg di teobromina per kg di peso.
La teofillina è un alcaloide presente nelle foglie di the (Camellia sinensis), ma anche nei semi di caffè e guaranà. La sua concentrazione è molto variabile in relazione al tipo di the, alla varietà ed alla durata dell'infuso. In media, il tè nero contiene prevalentemente caffeina, erroneamente detta anche teina (2,5-5,5% sul peso secco), mentre la teofillina è presente in concentrazioni limitate (0,002-0,013%). Pertanto, a differenza di quanto si crede, il tè apporta buone dosi di caffeina (circa 20 mg per 100 ml), ma il suo contenuto in teofillina è alquanto ridotto (circa 1 mg in una tazza da 150 ml di tè nero molto forte, fino a meno di 1 mg/L nelle varietà più delicate). Indipendentemente dalla fonte, le concentrazioni di questi due alcaloidi nella bevanda sono tanto maggiori quanto più le foglie vengono mantenute nell'infuso.
La teofillina ha azione diuretica e rilassante sulla muscolatura liscia, in particolare su quella dei bronchi; ne consegue un'attività positiva su problemi respiratori di varia natura, come asma e bronchite. Quest'attività terapeutica si esplica a diversi livelli e porta, tra l'altro, ad un'aumentata contrattilità del diaframma e degli altri muscoli respiratori. Anche per questo, prima ed al termine delle classiche corse podistiche o ciclistiche, viene offerta una bella tazza di the caldo, in cui la concentrazione di teofillina è comunque del tutto insufficiente per avere valenza terapeutica (circa 100-1000 volte più bassa rispetto ai 120-240 mg, per 3-4 volte al giorno, utilizzati nella terapia antiasmatica dell'adulto).
L'azione diuretica della teofillina viene sfruttata nelle tisane e nei prodotti dietetici drenanti. Quella broncodilatatrice trova invece spazio in ambito farmaceutico, dove i derivati della teofillina sono utilizzati eminentemente nella cura dell'asma bronchiale. Il più noto ed utilizzato è l'Aminofillina (risultante dalla combinazione della teofillina con l'etilendiammina), la cui azione antiasmatica deriva dal blocco delle fosfodiesterasi (con conseguente aumento delle concentrazioni intracellulari di AMP-ciclico), dall'aumentato rilascio di catecolamine, dall'inibizione dei recettori adenosinici e dalla regolazione delle cellule ad attività pro-infiammatoria. Un'altra particolare indicazione terapeutica della teofillina è rappresentata dalle apnee neonatali.
La aminofillina è un antiasmatico di seconda o terza scelta, a cui si ricorre solamente quando gli altri farmaci non sono efficaci. A dosi elevate può infatti indurre nausea, vomito, agitazione, tachicardia, dolore addominale, cefalgia, tremori muscolari ed aritmia.
Dal punto di vista chimico, la Teofillina è una metilxantina, molto simile alla caffeina; somministrata per os viene assorbita rapidamente ed il picco plasmatico si osserva entro una o due ore (anche se esistono apposite formulazioni a lento rilascio). Il catabolismo avviene a livello epatico, con produzione di derivati più o meno attivi, che sono poi eliminati dal rene.
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