In Russia non esiste una vera e propria cerimonia del tè, ma la tradizione insegna che il Samovar è posto al centro della tavola e il padrone di casa che mette a suo agio l'ospite con la frase ricorrente: “Mettetevi comodi, come foste a casa vostra, niente cerimonie!”.
Il tè è arrivato in Russia, come in altri Paesi europei, dall’Oriente, ma con modalità differenti perchè non vi giunge dal mare, ma con le carovane attraverso la città di Kjachta e la Siberia.
(..)* I russi sono bevitori incalliti di tè e fin dal XIX secolo quando il tè iniziò a diffondersi in tutte le regioni dell’Impero Russo e per dire resto o mancia si utilizzava il termine “za chaj” ossia “per il tè” e da sempre amano il tè con aggiunta di agrumi, fette di limone o anche marmellata di arance o ciliegie, questa tradizione ha origini antichissime e risale ad una abitudine cinese di epoca Tang, periodo in cui il tè si beveva con varie aggiunte di frutta o verdura e spezie.
Attraverso le vie carovaniere che portarono il tè e le porcellane in Russia dalla Cina, arrivò anche l’abitudine di varie aggiunte che i Russi subito adottarono con entusiasmo.
I russi scoprono il tè nel Seicento e grazie a Pietro il Grande le preziose foglie arrivano in Scandinavia e nell’Impero Ausburgico.
*La citazione di uno splendido Post di Nicoletta Tal è inevitabile.
In Russia il tè arriva per la prima volta alla corte dello zar attorno al 1618 tramite le vie carovaniere ed il suo consumo si estende in breve a tutte le classi sociali. è una bevanda molto importante, parte integrante della vita familiare, che scandisce il ritmo della giornata.
Secondo l’uso tradizionale il tè viene preparato al mattino e mantenuto caldo nell'apposito bollitore il samovar (un bollitore in metallo per l’acqua un tempo a carbone adesso elettrico) da cui viene servito nel corso della giornata.
Il tè alla russa è generalmente un tè nero o verde molto concentrato preparato nella teiera e tenuto caldo nello speciale alloggiamento sulla cima del samovar che viene diluito a piacere aggiungendo acqua calda spillata dal rubinetto del samovar stesso. Viene servito accompagnato da zucchero in zollette o candito, marmellata, torte, biscotti, vodka o cannella talvolta offrendo i “blinys”, una specie di crèpe.
Il catering sarà quindi caratterizzato dalla “presenza” di un Samovar (tradizionale o moderno), tè neri cinesi (yunnan, keemun) o tè russi (in Georgia ancora alcune produzioni) oppure tè aromatizzati a base di agrumi e frutti di bosco.
Le stoviglie ideali sono generalmente bicchieri di vetro senza manico o con manico di metallo (250 ml. circa) più o meno lavorati. Aggiunta di zucchero e/o spezie e frutti canditi.
CURIOSITà: Il SAMOVAR
Si ritiene che il primo samovar sia stato portato dall’Europa in Russia dall’imperatore Pietro I; tuttavia, secondo altre fonti, i samovar comparvero soltanto mezzo secolo dopo la morte di Pietro il Grande e la sua patria fu la parte russa degli Urali. Verso il 1778 iniziò la produzione dei celebri samovar di Tula, una città situata vicino a Mosca, centro del commercio del tè tra il 1600 e il 1800. Vicino alla città si trovano giacimenti minerari di ferro e questo è il motivo per cui proprio a Tula si sviluppò così alacremente la produzione di questo sorprendente oggetto. Già verso la metà dell’Ottocento a Tula c’erano 28 fabbriche di samovar che ne producevano 120.000 all’anno. Ancora oggi c’è il detto popolare “A Tula non si va col proprio samovar”. Nell’Ottocento vennero realizzati moltissimi modelli di samovar: da viaggio, da trattoria, da casa. Nello stesso periodo comparvero anche i samovar nichelati, un vanto esclusivo per chi li possiede
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